Sindrome di Down: un’introduzione per il professionista del condizionamento fisico e di allenamento della forza

Di John M. Cissik



La sindrome di Down è una patologia che interessa 1 neonato ogni 800. Ciò che la determina è la presenza di un cromosoma in più rispetto ai 46 cromosomi dei normodotati. Le conseguenze di tale patologia sono riscontrabili sia a livello psico-fisico che motorio. I problemi che ne derivano gravano soprattutto a livello neurologico, cognitivo, cardiaco ed ortopedico. Numerose sono anche le complicazioni di carattere endocrino e muscolo-scheletrico. 


Dal punto di vista ormonale la sindrome di Down comporta una disfunzione della tiroide, delle gonadi e disturbi della crescita. L'ipertiroidismo derivante determina diverse problematiche come diminuzione della gittata cardiaca, riduzione della frequenza cardiaca e del volume del sangue nonché l'aumento di peso. Inoltre, l'ormone della crescita è sensibilmente inferiore rispetto ai soggetti sani, questo spiegherebbe la bassa statura e il tasso di crescita ridotto. 


A livello muscolare, invece, si assiste all'ipotonia (mancanza di resistenza al movimento) e all'iperflessibilità che influisce sulla resistenza della massa ossea, sulla forza e la potenza muscolare, ma anche sulla deambulazione e lo sviluppo motorio. Da qui ad esempio riflessi rallentati, artriti e osteoporosi precoci, maggiore affaticamento.
L'attività fisica per chi soffre di questa sindrome è fondamentale per migliorare le già compromesse condizioni motorie. Sicuramente praticare un qualsiasi sport in questi casi influisce positivamente sui parametri aerobici e sulla forza muscolare ad essi associata. Meno chiari e certi sono invece i benefici apportati alla massa corporea e ai parametri psicologici. L'indice di massa corporea rimane nella maggior parte dei casi elevato e non sempre è facile motivare all'esercizio fisico chi è affetto dalla sindrome di Down. 


Lo sport rimane comunque un'occasione di socializzazione, di impegno, che aiuta senz'altro l'autostima e previene la depressione. È ovvio che ci sono degli accorgimenti da considerare: controllare l'attività cardiovascolare in relazione all'allenamento della forza, il tipo di apparecchiature utilizzare, l'intensità e la frequenza dell'esercizio.
Nel complesso, tuttavia, pianificare un programma di allenamento anche moderato durante la settimana può di gran lunga migliorare la qualità della vita di queste persone e facilitare il loro inserimento nella società. 


Per saperne di più: Strength & Conditioning n°2, maggio-agosto 2012.