Attività fisica adattata sul posto di lavoro

Di Claudio Macchi



Il dorso curvo e il mal di schiena: attività fisica adattata in ambiente lavorativo


Per Attività fisiche adattate (Afa) si intendono programmi di esercizio non sanitari, svolti in gruppo, finalizzati anche alla modificazione dello stile di vita, per la prevenzione secondaria e terziaria della disabilità. Infatti, una consolidata evidenza scientifica indica che numerose condizioni di morbosità, disabilità e mortalità prematura possono essere prevenute attraverso comportamenti e stili di vita sani, dove l’attività fisica viene riconosciuta come un fattore determinante. Se questo è vero per il soggetto sano, lo è ancora di più per quello malato.

 

Le sindromi algiche da ipomobilità comprendono una serie di affezioni che interessano principalmente l’adulto, in gran parte riconducibili a patologia miofasciale e a forme minori di patologia osteoarticolare cronica. I disturbi più frequentemente riscontrabili sono rachialgia (mal di schiena), dolori mioarticolari diffusi, alterato controllo della postura, dell’equilibrio e del cammino. Hanno una patogenesi multifattoriale e includono tra i principali fattori di rischio anche aspetti connessi allo stile di vita (sedentarietà, sovraccarichi di tipo meccanico, fumo, alimentazione). Nell’approccio a queste condizioni croniche è fondamentale che il soggetto acquisisca consapevolezza che il procedimento terapeutico deve prolungarsi nel tempo anche attraverso una modifica dello stile di vita. In questa ottica i programmi Afa rappresentano strategie di intervento per la promozione della salute e non di contenimento/cura della malattia.

 


Gli obiettivi specifici sono rappresentati dal miglioramento del trofismo muscolare in particolare a livello dei muscoli assiali, della flessibilità articolare, della distribuzione del carico sui corpi vertebrali, della resistenza allo sforzo, del cammino e dell’equilibrio. Altri obiettivi sono la prevenzione della perdita di massa ossea e della sindrome metabolica. L’ingresso nel programma Afa è raccomandato a tutti i soggetti con postura flessa e/o mal di schiena cronico senza instabilità clinica. I soggetti possono essere indirizzati al programma di Afa dal medico di medicina generale o dallo specialista oppure da istruttori laureati in Scienze motorie e in attività motoria e sportiva preventiva e adattata.

Fondamentale l’impiego di questionari validati per evidenziare eventuali controindicazioni e poter eseguire il programma in sicurezza. I programmi di Afa non devono essere svolti in ambienti sanitari, anche se il locale da adibire, anche temporaneamente, a tale forma di attività, deve possedere requisiti tali da garantire il corretto svolgimento degli esercizi e la salvaguardia da infortuni. Può essere quindi un qualsiasi locale annesso a quello del posto di lavoro, facilmente e immediatamente raggiungibile da tutti, per poter utilizzare anche brevi pause lavorative per gli esercizi di gruppo. Gli strumenti necessari sono pochi e di basso costo. I corsi Afa per il mal di schiena rispettano precisi criteri di applicazione: gli insegnanti sono tenuti a somministrare solo ed esclusivamente gli esercizi del protocollo senza variarli in alcun modo. La spiegazione degli esercizi deve essere breve e chiara e l’insegnante è tenuto a mostrare, eseguendolo di persona, il corretto svolgimento degli esercizi. È fondamentale che l’insegnante parli a voce alta e ben scandita, usando una terminologia facile ma corretta, spiegando le finalità degli esercizi stimolando l’autocorrezione.

 

Durante le prime lezioni verranno proposte le precauzioni da adottare nella vita quotidiana (ad esempio, come sdraiarsi e rialzarsi da terra e dal letto, posizionarsi a letto, allacciarsi le scarpe, raccogliere oggetti da terra, prendere oggetti dall'alto, sollevare pesi, rilassarsi su un divano, svolgere lavori di casa). L’insegnante illustrerà l’importanza delle posizioni antalgiche, della respirazione e della differenza tra respirazione costale e diaframmatica, e prenderà in esame le posizioni che il soggetto incontrerà nel protocollo Afa. Per non creare lesioni muscolo-tendinee e riuscire a controllare la loro esecuzione corretta gli esercizi debbono essere eseguiti lentamente. La durata delle sedute dipende dalla velocità di esecuzione e dal numero di ripetizioni, ma comunque non dovrebbe essere inferiore a 15 e superiore a 45 minuti. Il programma proposto prevede una frequenza di 3 sedute a settimana. Sarà poi necessario aggiungere una educazione posturale adeguata che insegni l’uso corretto del corpo nelle attività quotidiane, per mettere in pratica ciò che si è acquisito con gli esercizi.

 

Per saperne di più: SDS, Scuola dello Sport n° 88, Perugia: Calzetti & Mariucci, 2011.