Alleniamo oggi, guardando al domani: strategie didattiche per un'attività ludico-motoria di qualità

Rosalba Marchetti, Claudia Crova




La sfida con cui dobbiamo confrontarci quando ci occupiamo di educazione, e di educazione del corpo in particolare, è assicurare alle persone che prepariamo la salute lungo tutto l’arco della vita. Ciò sia in considerazione dei dati allarmanti sull’incremento delle malattie in età adulta, i cui fattori di rischio provengono da stili di vita dannosi già a partire dall’età pediatrica (ad es. assenza di movimento, alimentazione scorretta), sia in considerazione dell’habitat in cui viviamo e delle condizioni ambientali, ecologiche e strutturali che non contrastano sufficientemente i comportamenti sedentari, anzi li inducono e li favoriscono (Veitch et al., 2007). Altri fattori legati a influenze socioculturali, che stimolano l’abitudine a fare uso delle tecnologie informatiche, invece che della pratica di attività di gioco, libera o strutturata, in ambiente naturale o sportivo, condizionano lo stile di vita degli adolescenti e indirizzano le scelte degli adulti nei confronti dei bambini (Pesce et al., 2015b).

Durante gli anni di insegnamento di educazione fisica nelle scuole medie superiori e di ginnastica ritmica nella facoltà di Scienze Motorie, nostro malgrado, abbiamo avuto modo di constatare, sia attraverso una valutazione prevalentemente empirica o la semplice osservazione, sia attraverso una valutazione rigorosamente scientifica, dagli anni Ottanta ad oggi, un declino progressivo delle capacità coordinative e dell’efficienza fisica come ad esempio forza e mobilità nei ragazzi e nei giovani.

L'attività motoria di qualità
Che cosa è l’attività motoria di qualità? Partiamo dal presupposto che, nella determinazione di attività fisica di qualità, rientrino una serie di parametri qualitativi capaci di tendere un ponte tra:
1. l’espressione delle capacità cosiddette condizionali (fitness) e quelle coordinative (maestria motoria) nella misura in cui queste ultime siano in grado di modulare una motricità quanto più raffinata possibile, specialmente nei bambini, a seconda dell’età, del vissuto corporeo e delle esperienze pregresse. La via per approdare alle capacità cosiddette condizionali [definibili anche come capacità organico-muscolari, NdC] e allenarle è quella della ricerca dello sviluppo delle capacità coordinative (Pesce et al., 2015b).
2. l’espressione motoria della persona (espressione delle capacità condizionali e coordinative) nella direzione delle life skills che includono abilità di tipo cognitivo quali la creatività e il problem solving, la capacità di porsi obiettivi, di regolare le emozioni, di relazionarsi con gli altri, di essere empatici e di comunicare efficacemente (Pesce et al., 2015b).
Quindi un’attività motoria che risponda ai parametri qualitativi sopradescritti ad elevato contenuto coordinativo, cognitivo e di interazione sociale può avere un riverbero decisivo sullo sviluppo olistico, non solo quindi dei livelli di attività ed efficienza fisica e di coordinazione motoria, ma anche delle funzioni cognitive e delle abilità di vita, componenti fondamentali per il benessere del bambino e dell’adolescente di oggi e dell’uomo di domani (Marchetti et al., 2016).

La strategia didattica nell’attività motoria di qualità
La strategia didattica più a misura di bambino/ragazzo riteniamo debba concedergli la possibilità di arrivare alla soluzione del compito attraverso una ricerca individuale. Tuttavia, perché le abilità vengano acquisite nei tempi idonei, attraverso la scelta di appropriati stili di insegnamento (Mosston, 2002), dal più prescrittivo (a comando) al più euristico (apprendimento per scoperta), si tratterà di applicare, nel processo di ricerca, il giusto equilibrio tra ripetizione e cambiamento e tra diversi metodi per generare il cambiamento e la variabilità della pratica (Pesce, in Tomporowski et al., 2015).
Sappiamo tutti quanto i bambini, specie i più piccoli, abbiano bisogno di ripetizioni, ma anche di cambiamenti (Diem, 1980) per non annoiarsi e per non acquisire automatismi rigidi. Crediamo anche quanto la pratica, il replicare la corretta e pertinente forma di un’abilità, addizionata a frequenti feedback dell’insegnante, possano alzare il livello e dare alta definizione alla performance (Mosston & Ashworth, 2002). Indubbiamente, la ripetizione conduce alla stabilità e alla riduzione dello sforzo mentale; per contro, il cambiamento porta a flessibilità e ad un maggiore coinvolgimento delle funzioni cognitive superiori.

Ma la ripetizione finalizzata alla soluzione del compito non dovrà sempre eguagliare se stessa, la ricerca di ennesime soluzioni di un dato compito verrà stimolata attraverso la variazione del processo di soluzione del compito stesso (Bernstein, 1967). Pertanto, le strategie educative non possono essere sempre le stesse, è necessario cimentarsi con l’idea di manipolare ogni sessione di lavoro alternando ripetizioni e cambiamenti, stabilità e flessibilità e fornendo preziose opportunità di problem-solving (Pesce in Tomporowski et al., 2015).
La migliore formula, quindi, sarebbe quella di alternare ripetizione e cambiamento, stabilizzazione e destabilizzazione degli schemi di movimento.

Per saperne di più: Strength & Conditioning n° 17. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2016.

Per approfondire: Joy of moving, movimenti e immaginazione. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2015.