Asterisco n° 8

Asterisco n. 8
Protagonisti. Chi allena Chi? 3° step.
Dicevamo, nei precedenti AsteRischi, che ci stiamo occupando dell’allenamento come di un processo complesso di utilizzazione di sequenze di movimenti, insomma di gesti e di gestualità definite, che richiede tempo per esprimersi e per manifestarsi al massimo che sia possibile in una persona che decide di affrontarlo seriamente.
Un protagonista, il protagonista per eccellenza è dunque l’atleta. Dell’atleta abbiamo una immagine ed una certezza: è colui/colei che viene allenato. Diciamo anche, quando vi facciamo riferimento, che egli o ella si allenano. Vuol dire, anche, che - da un certo punto di vista - allenano se stessi. Il verbo riflessivo significherebbe anche questo. Vero? Falso? Vero, credo: dobbiamo convenire che è vero. Per cui ne parliamo qui, brevemente.
L’allenatore che allena un atleta, per preparato che possa essere, per esperto formatosi con un lungo tirocinio di esperienze diverse che possa essere definito, mai potrebbe fare da solo: pensare, organizzare, applicare, valutare, trarre conclusioni e procedere una volta, mille volte, un giorno, mille giorni, momento dopo momento, seduta di allenamento dopo seduta di allenamento, verso un obiettivo finale collocato nel tempo. L’allenatore che sa allenare sa che non sa allenare senza il confronto continuo con l’atleta: guardare, chiedere, ascoltare, cogliere il detto ed anche il non detto, collegare, valutare rapidamente, scegliere, ecco alcune delle operazioni che egli/ella deve saper fare, per sbagliare il meno possibile.
L’allenatore apprende (poco, molto, moltissimo) dal suo atleta. In un certo senso, viene allenato dall’atleta, sottoposto ad un continuo allenamento. L’atleta dunque allena il suo allenatore. E lo fa dall’inizio del rapporto, magari in maniera del tutto inconsapevole (comunicando qualcosa:
- – come si sente, come sta ad esempio;
- oppure come sta la sua famiglia, oppure un problema suo o della famiglia;
- oppure una preoccupazione;
- o, invece, un motivo di gioia;
insomma, dicendo e raccontando di sé e del suo vissuto),
così chiedendo all’allenatore di fare qualcosa, una scelta, una modifica, la conferma, ecc.).
Dall’inizio del rapporto, certo. Ma l’atleta lo fa poi sempre, è inevitabile in un rapporto positivo, in cui si comunica veramente. E sempre più egli/ella è in grado – consapevolmente adesso ed in misura maggiore con il passare del tempo – di dire, di chiarire, di chiedere di apportare modifiche, di indicare cosa è meglio fare, in che senso e in che modo modificare il programma, come procedere insomma. Spesso proprio decide.
Ma sempre, chiaro, ha bisogno di un confronto chiaro, di un appoggio che non si discute (c’è e c’è sempre, fidato), il riferimento certo del procedere del processo in un senso ben definito: quello della progressiva espressione del meglio di sè. L’allenatore che allena, l’allenatore che viene allenato; l’atleta che viene allenato e che allena.
Cosa passa tra i due protagonisti di questo singolare (unico, irripetibile) processo? Una storia, vite che si intrecciano, gioie e dolori, preoccupazioni, applicazione di principi, esperimenti, verifiche, test, controlli. Non un fenomeno irrilevante, non vi pare? Al contrario: un processo pedagogico educativo complesso, veramente complesso. Così dobbiamo definirlo, non trovate, Lettori?
La storia dello sport e dell’allenamento sportivo è piena di esperienze del genere e, perciò, di grandi binomi: un allenatore (o allenatrice) e un atleta; o un’atleta. O una squadra (e qui, che grande complessità; quante relazioni, quanti rapporti, anche interatleti!).
Non sarà, l’allenamento, una misura della complessità della vita?
Parole chiave fin qui: sequenze di movimenti ripetuti nel tempo; processo che dura un tempo indefinito (mai piccolo), processo pedagogico, processo educativo. Ancora pochissimo per definire, credetemi. Ricordate no? Problemi del definire: cosa includere, cosa escludere, come dare senso e fare interagire tante diverse componenti del processo.
Introduco, però, nel prossimo asterisco, la figura di Marco B. Un vero esperto di allenamento. Anche maestro per me. Penso molte cose che pensa anche lui. Mi ritrovo nella complessità di ogni aspetto del moto dell’uomo. Anche Maestro, ripeto, con M grande. A presto.