Asterisco n° 7

Asterisco n. 7
L’allenamento, un altro passo: il tempo. 2° step.
Non è concetto elementare: ricordate? Cioè, l’allenamento non è cosa semplice. Ci lasciammo così la volta scorsa. Nè si pensi ad una constatazione banale. Dire che l’allenamento non si può guardare come si guarda una pagina di libro, fissa, che sta lì e che resta sempre uguale, cristallizzata (magari anche mal concepita e malscritta) e però del tutto definita, ogniqualvolta apriamo il libro a quel punto, è già dire tanto, è già rivolgere la mente (ed impegnarla) a un pensiero che sa di complessità, anzi è di per sé complesso, intessuto cioè di molti aspetti e di molti fili più e meno sottili da cogliere, comprendere e da collegare perché si trasformino in un unicum, in una unica vicenda. Unica, perché derivante da una fusione di tante (vicende), unica perché non ripetibile allo stesso modo in altri soggetti, come vedremo più avanti.
Oggi vogliamo cogliere l’aspetto di allenamento come fenomeno complesso, fenomeno la cui lettura si fa seguendolo mentre procede: qui seguire significa proprio accompagnare nel tempo; l’allenamento è un fenomeno che si dipana nel tempo, così acquisendo il carattere di processo che si evolve oppure no; e che cresce oppure no, oppure poco, nelle ore, nei giorni, nei mesi, negli anni, magari per molti anni. Processo in cui non si osserva uno sviluppo e una evoluzione positiva, in cui lo sviluppo si interrompe e addirittura si ferma, oppure si interrompe del tutto; oppure processo che porta avanti, sviluppa, realizza, completa (si tenga a mente questo verbo, che sarà nel futuro decisivo per la nostra graduale (e profonda, direi) comprensione di cosa realmente sia l’allenamento.
Per ora, pensiamo ad un processo che si sviluppa e si rende evidente nel passare del tempo. Esso:
- Richiede tempo;
- Richiede il tempo della persona che vi si sottopone, che cioè sceglie di dedicarvi il suo tempo;
- Richiede la lettura dello sviluppo o del non-sviluppo che vi si osserva (la cause, gli effetti);
- Richiede interventi ripetuti, continui, per riempire il tempo, che risulta alla fine caratterizzato da contenuti motori diversi (già dicemmo che l’allenamento nello sport è fatto di gesti, di sequenze di gesti).
Ad una domanda è difficile rispondere: quanto tempo serve, occorre per fare l’allenamento, per ottenere risultati, per ricavarne il meglio che sia possibile:
- Una risposta certamente corretta ma non esauriente è: tanto tempo, mai poco. L’allenamento è un processo costituito di gesti e di sequenze motorie che si sviluppano in tempi lunghi.
- Chi decide quanto tempo serve? Certamente le caratteristiche della persona, certamente la sua determinazione e la sua dedizione.
- Certamente l’ambiente in cui si è immersi, con le sue caratteristiche peculiari.
- Certamente lo stesso sviluppo che si realizza via via, con una sua irripetibile ed originale modalità, poiché vi possono concorrere e vi possono intervenire (anche irrompere, improvvisamente ed inaspettatamente) fattori (esterni alla persona ed interni alla stessa) che facilitano ed agevolano oppure impediscono, interrompono, frenano, ritardano, bloccano lo sviluppo ed il processo stesso.
- In parte dipende anche da chi allena. Vedremo, nel prosieguo, che una domanda chiave, con tante suggestioni e diverse inaspettate possibili risposte è: ma chi è colei o colui che allena? Per ora fermiamoci al processo complesso che richiede tempo per esprimersi e per manifestarsi al massimo che è possibile in una persona che decide di affrontarlo seriamente.
Stiamo entrando nel cuore del problema.