Una maggiore predisposizione agli infortuni può essere provocata dalla mancanza di mobilità articolare?

Peter Lenhart, Wolfgang Seibert

La mobilità articolare dipende dal grado di espressione dell’articolarità [cioè dalla possibilità di una o più articolazioni di muoversi liberamente per tutta la possibile escursione di movimento, NdT] e dalla connessa capacità di allungamento [i.e. estensibilità muscolare, NdC]. Attraverso un impegno mirato, è possibile aumentare e migliorare, nel senso di rendere più ampia e più fluida, l’escursione di movimento di ogni articolazione.
L’articolarità è influenzata esclusivamente dalla struttura dell‘articolazione ed è determinata in misura notevole da fattori ereditari: può comunque essere leggermente modificata attraverso un processo pluriennale di adattamento.
La capacità di allungamento è riferita ai muscoli, ai tendini, alle fasce e all´apparato capsulo-legamentoso. Questa capacità, a causa della tipologia di materiali di cui sono costituti i tessuti soprattutto tendini, legamenti e capsule, può essere migliorata solo in piccola misura.

Grandi variazioni sarebbero comunque controproducenti sia per la maggior parte degli atleti sia per i non–atleti, poiché produrrebbero [e sarebbe paradossale!] una diminuzione della funzione stabilizzante delle articolazioni. Il modo migliore per rappresentare la maggior predisposizione agli infortuni provocati dalla mancanza di mobilità è quello di farlo attraverso il ricorso alle cause più frequenti di infortuni/traumi nello sport. Queste sono, secondo Feldmeier (1988):
una scarsa preparazione e la conseguente mancanza di coordinazione neuromuscolare;
• l’adozione di una tecnica sportiva errata;
• un carico superiore alle proprie capacità di esaurimento;
l’irregolarità del terreno sul quale vengono eseguiti gli esercizi;
• l’inadeguatezza delle attrezzature;
• l‘influenza delle condizioni climatiche.

Un allenamento corretto della mobilità articolare è associato sempre a un miglioramento della coordinazione neuromuscolare. Grazie alla maggior ampiezza di movimento, sia gli atleti che i non praticanti, possono eseguire i movimenti in modo più economico e tecnicamente migliore.
Una percezione corretta del movimento dipenderà sempre anche dal grado di formazione della mobilità articolare. Una affermazione visualizzabile con l’esempio della tecnica dell’esercizio di strappo di due sollevatori di peso che  mostrano presupposti diversi: il pesista A presenta, rispetto al pesista B, un accorciamento del muscolo soleo ed è per questo costretto a inclinare il tronco in avanti durante l’esecuzione del gesto.


Per “bloccare” il bilanciere egli è inoltre costretto a portare le braccia eccessivamente indietro, superando così il limite di tolleranza della capacità di allungamento dell‘apparato capsulo-legamentoso della spalla.

Anche se con queste modalità operative le strutture muscolari e articolari della spalla subissero solo un leggero trauma, il sommarsi di tali eventi durante la carriera di un atleta può portare a importanti lesioni da sport:
• stress lavorativi e un allenamento intenso e impegnativo provocano spesso contratture e limitazioni del movimento. Un allenamento mirato della mobilità articolare può condurre a un rapido miglioramento della sintomatologia e  addirittura ad evitare che si producano stress eccessivi e stati di esaurimento;
• è noto che la mobilità articolare dipende anche dalla temperatura dell’ambiente in cui si opera e si può ragionevolmente supporre che la frequenza degli infortuni sportivi sia influenzata anche da fattori climatici. La riduzione della mobilità articolare provocata da una temperatura fredda dovrebbe essere evitata attraverso un riscaldamento prolungato, anche ricorrendo a esercizi di allungamento, per ridurre in modo naturale quegli infortuni sportivi provocati da condizioni di clima freddo;
• in sintesi, possiamo affermare che una buona formazione della mobilità articolare può migliorare le prestazioni ed evitare la predisposizione agli infortuni, sia per chi pratica sport sia per chi non pratica. Una maggiore armonia ed economia nell’esecuzione dei movimenti metteranno sia gli uni sia gli altri in condizione di affrontare meglio i carichi della vita quotidiana e dello sport. La perdita di acqua nel tessuto connettivo, nelle cartilagini articolari, nei
dischi intervertebrali e la crescente rigidità dovute all’invecchiamento, non possono essere annullate da un allenamento regolare della mobilità articolare, ma possono essere rallentate di molto.

Per saperne di più: Compendio pratico di allenamento funzionale. Peter Lenhart, Wolfgang Seibert. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2016.