La pallavolo: caratteristiche e peculiarità cognitive, emotive, relazionali

Mauro Giuseppe Marchetti, Susanna Mazzeschi



Uno sport di squadra è caratterizzato da una sorta di legame che unisce tutti i soggetti che appartengono al team e che insieme gareggiano, con ruoli chiari, contro un altro complesso di atleti. In questo caso la conoscenza e l’integrazione fra i membri del gruppo diventano elementi irrinunciabili che qualificano la differenza e che determinano, al di là delle capacità dei singoli, la possibilità di conseguire insieme i risultati stabiliti.

La pallavolo, tra tutti gli sport di squadra è probabilmente, lo sport che meglio beneficia di interventi sulle variabili non tecniche. È infatti lo sport in cui le componenti cognitive, emotive e relazionali sono, per diversi motivi, amplificate e questo moltiplica a sua volta gli impatti sul risultato, tanto in positivo quanto in negativo.
Non a caso alcuni coach del volley, Montali, Velasco, Berruto, sono riconosciuti, più che altri di sport differenti, come veri e propri “educatori” e non solo come allenatori di pregio. In molti casi la loro esperienza ha ispirato altri coach ed è spesso stata trasferita con successo al mondo del management, dove le competenze di risorse umane hanno una collocazione centrale, in molti casi direttamente collegata al business.

Il volley è quindi l’ambito ideale per sperimentare il miglioramento delle performances tramite un lavoro dedicato, sia perché il risultato risulta rapidamente evidente, sia perché la percezione del disagio, in questo sport, è resa più visibile dai fattori che seguono:

- nella pallavolo non vi è contatto fisico; uno sport “pulito”, dove non ci si tocca e ciò lo rende anche molto gradito ad un pubblico femminile e di giovani; in conseguenza della mancanza di contatto, una buona esecuzione delle proprie tecniche non prevede l’annullamento e il disturbo all’avversario, ma dipende solo dalla buona o cattiva gestione del gioco, quello proprio e del team. Spesso la possibilità di sfogare sugli altri la propria rabbia offre un senso di liberazione che nella pallavolo non arriva mai. L’equilibrio deve quindi ritrovarsi in se stessi e nell’intesa con i compagni.

- Nella pallavolo non è possibile bloccare la palla né toccarla due volte consecutivamente. Questo implica sia l’impossibilità di fermarsi per riordinare le idee, per ritrovare lucidità, per calmare la mente, sia la necessaria quanto obbligatoria dipendenza dagli altri, ai quali si deve passare la palla per completare l’azione. Le azioni si svolgono in modo rapido e consecutivo, le regole rendono praticamente impossibile, certamente non auspicabile dal lato spettacolare, che un’azione si svolga in solitudine e l’emotività è messa a dura prova dall’impossibilità di fermarsi, salvo bloccare il lavoro degli altri, che a sua volta si collega al proprio.

In altri termini si stravolge l’idea comune del campione, ad esempio di colui che da solo è in grado di prendere una palla, scartare tre difensori e segnare, o di colui che strappa una palla a metà campo e sulla sirena di fine partita segna il canestro della vittoria, quindi anche della possibilità, da parte del coach, di affidarsi completamente a qualcuno per uscire da un impasse. Gli atleti sono interdipendenti, necessitano tutti e dipendono gli uni dagli altri.

- La pallavolo è lo sport in cui il punteggio varia più velocemente nel corso della gara rispetto a tutti gli altri sport e ad ogni azione corrisponde sempre un punto, per una squadra o per l’altra al contrario del calcio, un goal spesso basta a determinare una vittoria; basket, ci sono 24” per svolgere un’azione e non è detto che porti a punti; rugby, le mischie possono durare per tutta la gara, ecc.

Questo significa che un leggero mutamento emozionale, una fugace instabilità di un giocatore può portare velocemente ad un ribaltamento del risultato, tanto immediato quanto non definitivo per lo stesso motivo. A differenza degli altri sport, dove un evento singolo può comportare la vittoria o la sconfitta della propria squadra, nel volley si vince e si perde per sequenze di azioni collegate e sinergiche: nessuno è mai responsabile solitario delle vittorie e delle sconfitte. Ecco perché la squadra conta, più dei singoli giocatori, più dell’allenatore. È un organismo dove tutti gli organi sono vitali e in relazione diretta gli uni con gli altri ed a volte solo sacrificando la propria voglia di protagonismo per mettersi al servizio del team, si determinano scelte vincenti e consapevoli.

- La pallavolo è il gioco “a maggiore densità”: dodici persone, mediamente alte due metri, in ottantuno metri quadrati, devono rincorrere una palla che viaggia ad oltre 100 km orari ed esprimersi in prestazioni che richiedono di andare più in alto possibile (attacchi e muri) e più in basso possibile (difese).

A maggior ragione i giocatori, così come il pubblico che li influenza e ne è influenzato, percepiscono rapidamente le emozioni dei compagni, gli stati d’animo, quelli mentali, i sentimenti, il linguaggio non verbale e non vocale in modo amplificato e questo è in grado di condizionare velocemente una prestazione ed un punteggio ed innescare spirali viziose o virtuose.

Per saperne di più: Vincere dallo spogliatoio, Mauro Giuseppe Marchetti, Susanna Mazzeschi. Perugia: Calzetti & Mariucci, 2016.